Dr. Lorenzo Giacomi | Psicologo |

Disturbo Bipolare

I disturbi dello “spettro bipolare”, ovvero i quadri clinici un tempo indicati col termine generico di “psicosi maniaco-depressiva”, consistono in sindromi di interesse psichiatrico sostanzialmente caratterizzate da un’alternanza fra le due condizioni contro-polari dell’attività psichica, il suo eccitamento (la cosiddetta mania) e al rovescio la sua inibizione, ovvero la “depressione”, unita a nevrosi o a disturbi del pensiero.

La diagnosi differenziale è principalmente con i disturbi di personalità, il disturbo schizoaffettivo, la depressione maggiore unipolare e cause organiche come la demenza frontotemporale (se i sintomi compaiono la prima volta dopo i 50 anni).

Alterazioni dell’umore, del pensiero, della motricità, del comportamento e manifestazioni neurovegetative

La disregolazione funzionale si traduce nello sviluppo di alterazioni dell’equilibrio timico (disturbi dell’umore), dei processi ideativi (alterazioni della forma e del contenuto del pensiero), della motricità e dell’iniziativa comportamentale, nonché in manifestazioni neurovegetative (anomalie dei livelli di energia, dell’appetito, del desiderio sessuale, del ciclo-ritmo sonno-veglia).

Alcuni dati

L’incidenza di tali disturbi è dell’1,2% nel sesso maschile, nel sesso femminile dell’1,8%; durante il corso della vita si arriva al 2%. Per quanto riguarda le forme si osserva che nella forma I l’incidenza è pressoché pari fra i due sessi, nella forma II il maggiore impatto è sul sesso femminile; invece non vi è alcuna differenza in rapporto alle culture e ai gruppi etnici. Il disturbo ciclotimico ha un’incidenza più bassa (0,4-1%).

La tarda adolescenza e la giovinezza sono anni di picco per l’insorgenza del disturbo bipolare, con un esordio maggiore intorno ai 18 anni (per il disturbo ciclotimico 15-20 anni). Dall’inizio del XXI secolo sono aumentati i casi che riguardano l’età infantile. Uno studio ha anche riscontrato che nel 10% dei casi di disturbo bipolare, l’inizio della condizione era avvenuto dopo i 50 anni d’età.

Vi sono limitazioni concettuali e metodologiche per una corretta analisi epidemiologica dei risultati. Studi di prevalenza del disturbo bipolare vengono solitamente svolti da personale non medico che segue schemi di intervista fissi e strutturati, così che le risposte alle domande possono accusare una validità limitata. Inoltre, i tassi di diagnosi e prevalenza dipendono dal tipo di approccio tenuto. Sono stati spesso sollevati dubbi circa la possibilità sia di sottodiagnosi che di sovradiagnosi.

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